Queste pillole sono nate per dare dei riferimenti scritti e delle risposte alle domande più comuni scaturite in dojo. Il nome è venuto un po’ per caso, frutto di una notte insonne, che ha partorito la prima pillola: quella sui numeri in giapponese. Sono prima apparse sulla nostra chat, poi sulla nostra pagina facebook ed ora approdano qui a benefecio di tutti.
Pillola 1 – I numeri
1 Ichi
2 Ni
3 San
4 Shi
5 Go
6 Roku
7 Shichi
8 Hachi
9 Kyu
10 Ju
Questo sono i numeri da 1 a 10 nella forma on. Nella forma più diffusa in Giappone il 4 è yon.
Per i numeri successivi si prende il 10, ju, se metto qualcosa davanti si moltiplica, dietro si somma (almeno fino a 40).
Quindi 11 sarà ju-ichi mentre 21 sarà ni-ju-ichi.
Pillola 2 – Rei (saluto, educazione)
Nel dojo è fondamentale rispettare un certa etichetta all’insegna del
rispetto reciproco e dell’educazione.
Ritsu-rei = anche tachirei, saluto all’impiedi (tachi) inchinado il capo ed il corpo in avanti verso il basso
Za-rei = saluto inginocchiati appoggiando le mani davanti alle ginocchia ed inchinandosi in avanti
Shomen ni rei = saluto al lato anteriore del dojo (kamiza)
Vedi anche https://it.wikipedia.org/wiki/Rei_(saluto)
La lezione prevede un cerimoniale in cui gli allievi, prima di salire sul tatami salutano il “kamiza” e si pongono in ginocchio (seiza) in una fila ordinata in base al grado, in attesa del Maestro.
Poi si procede al “saluto” che viene effettuato in “zarei” prima verso il “kamiza” e poi tra il Maestro e gli allievi. Segue l’aikitaiso.
Dopo l’aikitaiso inizia la lezione vera e propria che termina nuovamente con il “saluto” al kamiza, e al Maestro come ringraziamento.
Quindi gli allievi si salutano tra di loro (zarei), seguendo il seguente schema:
chi occupa una posizione pari avanza di un paio di passi in shikko, ruota e si pone difronte a chi aveva alla sua destra effettuando uno “zarei”.
Durante la lezione, ogni volta che si inizia o si finisce di praticare con un compagno ci si saluta in “zarei”, mentre ad ogni cambio di ruolo tori/uke si esegue “ritsu-rei”.
Non si sale o si scende dal tatami senza il permesso del Maestro ed ogni volta che si sale o si scende bisogna salutare il “kamiza” in “zarei”.
Onegaishimasu ( pronuncia: onegaishimas)= saluto formale “per favore…”, “prego…”, “fai del tuo meglio…”, “onorato di imparare”, si usa all’inizio della lezione
Domo arigato gozaimashita= ringraziamento formale per qualcosa che è stato fatto per noi; si usa al termine della lezione per ringraziare degli insegnamenti ricevuti
Arigato = grazie
Dozo = prego
Pillola 3 – Postura (kamae) e distanza (ma-ai)
In aikido (ed in altre arti marziali) la posizione base del corpo (chiamiamola guardia) è definita “kamae“, anche se il maestro Kobayashi Hirokazu diceva “aikido wa kamae ga arimasen” (in aikido, non esiste la guardia)…
In questa posizione i piedi vanno a formare un triangolo detto sankaku (letteralmente san=3, kaku=angolo,lato), le gambe non sono rigide, le mani sono in guardia (ma non rigide) e una mano/spalla, e relativo piede/gamba, sono più avanzate rispetto all’altra mostrando un “profilo”.
Quando si deve eseguire una tecnica, parte del lavoro di tori ed uke è porsi ad una distanza che renda la tecnica/presa/colpo effettuabile.
Solitamente si parte a presa effettuata per imparare una tecnica e poi ci si allontana un po’ raggiungendo una situazione più dinamica dove tori deve
cercare il tempo e la distanza giusta per effettuare la tecnica (uchi-ma).
La giusta distanza di partenza è di solito quella che prevede un passo o un incrocio di spade di distanza prima di effettuare l’attacco e si chiama “issoku itto no ma-ai” e viene abbreviato in “itto-ma”.
Per il dizionario:
ma = distanza (sia di spazio che di tempo), intervallo
ai = unione, assieme, compagno, forma
ma-ai = la distanza dal compagno
itto-ma = la distanza media ( 1 passo e colpisco, 1 passo e schivo)
chika-ma (Chikai maai)= distanza corta, inferiore a itto-ma. Distanza intima
to-ma (Toi maai)= distanza lunga, superiore a itto-ma (con il bokken è la distanza in cui i due bokken non riescono a toccarsi). Distanza sociale
uchi-ma = distanza da cui colpire/effettuare la tecnica
Con il bokken, in caso di itto-ma quando le “lame” iniziano a incrociarsi per pochi centimetri, si parla di “Koujin no maai”.
In base a quanto le lame si incrociano, si hanno nomi diversi e se siete
interessati a questi nomi vi rimando ad un sito di Kendo
https://www.kendo-guide.com/different-distances-in-kendo.ht…
Pillola 4 – 4 esecuzioni, 3 tempi, 3 altezze
I ritmi dell’aikido sono scanditi dai numeri 4 e 3.
4 sono le volte che si ripete una tecnica
hidari/migi (sinistra, destra), omote(davanti)
hidari/migi (sinistra, destra), ura(dietro)
3 sono le velocità a cui si eseguono le tecniche/principi
jo = la più lenta
ha = media
kyu = la più veloce
3 sono le altezze dei colpi (tsuki)
gedan-tsuki = colpo in basso all’altezza dell’hara
chudan-tsuki= media altezza, plesso solare
jodan-tsuki = alto, al viso
3 sono le altezze in cui si lavora
suwari-waza: tecniche con tori e uke in ginocchio
hanmi-hantachi-waza: tori in ginocchio, uke in piedi
tachi-waza: tecniche in piedi
Per il dizionario:
han=metà
mi=corpo
hidari= sinistra
migi = destra (gi ha la pronuncia dura “ghi”)
omote = davanti
ura = dietro
Per omote e ura ogni definizione che ho trovato aveva sempre qualche falla che escludeva qualche caso. La più calzante che ho trovato per omote è quella che dice:
“la forma omote di una tecnica è quella dove si lavora nello spazio davanti ad uke“.
Ura è quando si lavora nello spazio dietro uke 🙂
tachi=in piedi
waza=tecniche
Pillola 5 – I movimenti dei piedi (ashi sabaki)
In aikido normalmente i piedi si muovono strisciando il tatami in modo da non perdere il contatto con il terreno. Tale modo di fare si definisce suriashi (piede che striscia).
Tutti i movimenti devono avvenire non sui talloni, né sulle dita, ma sulla parte anteriore del piede (primo metatarso).
Dalla posizione base hidari-hanmi-kamae
- Okuri-ashi=si muove per primo il piede davanti e poi quello dietro senza sopravanzarlo. Okuri significa riunire.
- Tsugi-ashi=si muove per primo il piede dietro (piede scaccia piede) e poi quello davanti
- Ayumi-ashi=ayumi sta per passo, è la camminata normale, in cui il piede dietro sopravanza quello davanti, alternandosi
Ai passi si aggiungono le rotazioni: kaiten, tenkan e irimi-tenkan.
Pillola 6 – I nomi delle tecniche (lungo)
Il Giapponese è una lingua complessa e nel ridurla a quattro righe, si rischia sempre di banalizzare il tutto. Il significato che è riportato in queste “pillole” è quello che interessa noi aikidoka. Ovviamente ogni parola può, e sicuramente ha, altri significati, perché dipende dal contesto e dal simbolo (kanji) che la rappresenta.
Le parole non sono in ordine alfabetico, ma in ordine… beh cercate di scoprirlo
tai=il corpo come in tai-sabaki
sabachi=movimento
tai-sabaki= movimenti/spostamenti (controllati) del corpo
kiri=taglio
sumi=angolo
otoshi=far cadere, metter giù
nage=proiezione (sostantivo, il verbo proiettare è nageru)
uchi=interno, sotto
soto=esterno
osae=immobilizzazione
juji=incrociato, a croce
garami=torsione, intreccio, arrotolato
kime= esternalizzazione del ki, concentrazione della propria energia
per poi rilasciarla, normalmente tramite anche l’emissione del kiai
kubi=collo
shime=compressione della gola per soffocare, strangolare
te =mano
kote=polso/avambraccio
ude=braccio
ashi=piede
ukemi=caduta
ten=cielo
chi=terra
yoko=laterale,orizzontale,fianco
gyaku=contrario; opposto; inverso.
hanmi=letteralmente metà-corpo, posizione di guardia che espone un
profilo, grazie al fatto che una spalla e la relativa gamba sono più
avanzate ripetto all’altra.
ai-hanmi= uguale, entrambi tori/uke hanno la stessa mano/gamba avanzata. Guardia sinistra/sinistra o destra/destra
gyaku-hanmi= guardia opposta, sinistra/destra
koshi=anca
Kaeshi (Gaeshi) = Rivoltare, contrattacco
Katame = Controllo, immobilizzazione
Kata= forma, spalla
hiji=gomito
eri=bavero
mune=petto
atemi= colpo al corpo (mi)
ho=passo, direzione
shiho-nage=movimento in 4 (shi) direzioni (ho) con proiezione
happo = otto direzioni, tutte le direzioni
happo-giri = taglio in otto direzioni
happo no kutsushi=gli otto squilibri fondamentali
kutsushi (kuzushi) =squilibrio
Tsukuri = contatto
han=metà
mi=corpo
meguri= giro di, rotazione (del polso)
Pillola ultima – Kutsushi, Taemi e Meguri
Ho letto velocemente il post di Seishin dojo che propone un adattamento di “Kuzushi? What is That and Why Do I Care?” di Harold Zeidman
e vi riporto in breve qualche passaggio:
- lo squilibrio (Kutsushi) di uke è fondamentale: nella pratica in dojo uke si ferma ed attende che tori faccia la tecnica. Nella realtà, se fermiamo l’attacco senza squilibrare, “l’aggressore” eseguirà semplicemente un altro attacco mentre se riusciamo a squilibrarlo quando è ancora in movimento, questo non gli sarà possibile
- il movimento di squilibrio deve partire dal nostro centro “hara” ed irradiarsi tramite tutto il corpo fino alle estremità, e non viceversa
- muovere un braccio senza muovere il corpo non è efficace
- bisogna che tori si fonda con uke. Tori si deve muovere quando uke si muove, adattandosi alla velocità ed al movimento di attacco di uke
- solo accettando pianemente l’attacco e lasciando ad uke l’illusione di muoversi come da lui programmato, senza opporre resistenza, tori potrà eseguire la tecnica con efficacia
- anche lo zanshin (impegno, determinazione) è fondamentale: uke deve portare un attacco onesto e non anticipare la risposta alla tecnica di tori, e tori deve lavorare nei limiti e nel rispetto di uke.
Abbiamo capito che bisogna squilibrare uke, ed oltre allo spazio (il modo in cui lo squilibrio) è importante anche il tempo. Il giusto tempo, taemi, quando si fonde con la giusta distanza, ma-ai, di entrata, uchi-maai, rende l’esecuzione della tecnica tanto naturale quanto efficace.
Il Maestro H. Kobayashi ed il Maestro G. Savegnago hanno basato la propria scuola sul “meguri“, ovvero sulla rotazione del polso.
Questo movimento è da indendersi (e farsi) come una concentrazione di un movimento più ampio che ha origine nell’hara (avete letto sopra?) e che si irradia in tutto il corpo fino a scaturire nella rotazione del polso.
E’ un movimento relativamente piccolo, ma di grande potenza che permette di squilibrare uke ed uscire dalla sua presa/attacco.
Conclusione
Bene e ora rispondo alla domanda che in molti starete pensando:
“Come si impara tutto questo”?
“Praticando, praticando, praticando…”!
In chiusura chiedo venia per eventuali imprecisioni o errori, ma spero di aver suscitato in voi, la giusta curiosità per affrontare in modo diverso e, forse, più consapevole le lezioni in dojo.
V. R.